Bitume Platform - Festiwall Site Specific

BITUME: Industrial platform of arts

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Bitume Industrial platform of arts è il progetto site specific di FestiWall, Festival di arte pubblica che in cinque anni ha attraversato la città di Ragusa innescando una riflessione sullo spazio urbano e il bene comune.

Bitume è un’indagine sull’archeologia industriale attraverso lo sguardo e il segno di alcuni fra gli esponenti più rappresentativi del muralismo contemporaneo, dentro un luogo cristallizzato nel tempo, all’interno della fabbrica Antonio Ancione, dove il passato può aprirsi al possibile lungo le traiettorie suggerite da capannoni e container dismessi.

Il direttore artistico di Bitume, Vincenzo Cascone: “Bitume è soprattutto un’esperienza. È esplorazione, incursione in una materia che ha plasmato lo sviluppo di un’intera società, ricerca di un tassello di storia del Novecento, di un racconto individuale e collettivo, scritto dai tanti lavoratori che hanno estratto e trasformato la roccia asfaltica di contrada Tabuna. Bitume è rilettura di ciò che è stato rimosso, in dialogo fra arte e memoria, pieno e vuoto, evidente e nascosto. Il ciclo produttivo dell’azienda Ancione fa da leva all’atto estetico, che riconfigura il sistema industriale come ambito inedito per il gesto creativo”

Quando Vincenzo mi parlò per la prima volta del progetto Bitume ricordo di aver immaginato, tramite le sue parole, la rinascita di un sito industriale attraverso il linguaggio dell’arte. Era molto di più. C’erano storie li dentro che aspettavano di essere raccontate, decodificate, interpretate. Storie di lavoratori in miniera, storie di successi, di sacrifici. Memoria viva di una materia preziosa.

Accettai la proposta di seguire la direzione creativa del progetto.

Cominciai la fase di ricerca e clusterizzazione, seguendo le indicazioni curatoriali di Vincenzo e la documentazione fornita da mio padre, quale storico della società ragusana.

Il progetto si sviluppa all’interno della Fabbrica Antonino Ancione, azienda Ragusana che a partire dagli anni 50 fino al 2012 ha estratto, lavorato e commercializzato il Bitume proveniente dalle cave di contrada tabuna. Si chiama Bitume il combustibile fossile che impregna un corpo solido, in questo caso la pietra calcarea tenera del tavolato ibleo.

Affascinato dalla modernità del 900 non ho rinunciato ad inserire alcuni riferimenti diretti alla scuola BAUHAUS, scegliendo la tipografia solida e senza grazie dell’Akzidenz Grotesk. Il font istituzionalizzato dal meister Laszlo Moholy Nagy per i laboratori di grafica della scuola. Mentre per l’ispirazione del visual senz’altro sono stati d’aiuto le lezioni sulla comunicazione visiva di Munari, tenute nel 1967 al Carpenter Center for the Visual Arts di Cambridge, nel Massachusetts.

Nacquero così i primi tratti dell’identità visiva. Il Bitume è tornato nuovamente in superficie dal sottosuolo, plasmando il lettering del progetto.

Definita l’identità, sviluppai le interfacce del sito web, un primo piano editoriale per il lancio sui canali social, fino alla progettazione dell’allestimento dell’ingresso e dei materiali necessari per la comunicazione dell’evento, merchandising compreso.

Bitume ha aperto le sue porte nell’ottobre del 2020. Nei mesi a seguire, la pandemia portò i luoghi del fare culturale a chiudere, per quasi un anno. Nel frattempo la proprietà del sito industriale decise di interrompere le visite definitivamente. Bitume è stato l’ultimo atto di una storia rivoluzionaria.

Il lavoro del curatore, il contributo degli artisti, le immagini e gli approfondimenti degli esperti sono custoditi all’interno di una pubblicazione edita dalla Fondazione Federico II di Palermo, partner del progetto. Un volume che attraversa la memoria e la materia del BITUME, sedimentando nuove estetiche artistiche del nostro territorio.

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