Il punto di partenza è la stampa a caratteri mobili, il viaggio è attraverso i 5 secoli di stampa, anche se sotto molti aspetti i cambiamenti più significativi sono avvenuti nell’ultimo decennio dell’Ottocento.
Analizzeremo molti casi di successo e probabilmente ne trascureremo altri. Prenderemo in analisi le forme dei caratteri relative alle lingue europee, cioè le forme latine.
Escluderemo i caratteri troppo nuovi, troppo eccentrici, in favore di personalità che hanno contribuito allo sviluppo della comunicazione tipografica, quali destinatari di meriti estetici, propulsori di nuove idee provenienti dal mondo dell’arte.
IL QUATTROCENTO
Gutenberg: La stampa a caratteri mobili
Johannes Gensfleisch di Gutenberg.
Magonza, 1390/1403 circa — Magonza, 3 febbraio 1468
Poche sono le informazioni organiche circa Gutenberg e l’invenzione della stampa a caratteri mobili. Certo è che prima di Gutenberg si stamparono libri per mezzo della xilografia o tramile lastre di metallo incise o ad opera degli amanuensi. C’è da dire che Gutenberg intuì che il mondo del libro a stampa stava moltiplicando le richieste favorendo quindi un’attività commerciale riconosciuta assai florida. Conoscitore dei metalli, utilizzò una tecnica di oreficeria per fondere i caratteri mobili.
Riuscì a ottenere un inchiostro che non doveva aderire al legno della xilografia ma al metallo con proprietà chimiche totalmente diverse. Il torchio utilizzato per imprimere la carta sul quadro di stampa era stato realizzato a partire dal torchio da vino dei vignaioli.
Gutenberg fu quindi abile a sintetizzare strumenti e tecniche che già esistevano e applicarle alla stampa. Dei suoi lavori si ha certezza solo della Bibbia a 42 linee realizzata con il carattere Textura — il gotico — impiegando 3 anni, 4 torchi, 6 compositori per 180 copie e 1282 pag. a volume.
Da qui — per tre secoli — incisione dei punzoni; battitura delle matrici; fusione dei caratteri; composizione della stampa; rimasero quasi inalterate.
È importante ricordare la diffusione in Italia e precisamente da Magonza a Subiaco, Roma: Conrad Schweynheym, 1476, è stato un tipografo tedesco; fu un chierico della Diocesi di Magonza ed ebbe il merito storico, insieme ad Arnold Pannartz, di introdurre la stampa a caratteri mobili in Italia.
Schweynheym e Pannartz impiantarono la prima tipografia sul suolo italiano, nonché la prima in assoluto fuori dei confini della Germania.
Le stamperie della Serenissima
Nel quattrocento la Repubblica di Venezia — La Serenissima — è all’apice dell’espansione territoriale, considerata punto di riferimento e modello per tutto il mondo. A dispetto di quanto succedeva negli altri stati, la Serenissima era disponibile nei confronti di tutte le filosofie religiose, a condizione che non minacciassero la sicurezza della Repubblica. Probabilmente per questo motivo un gruppo di umanisti provenienti da Roma, accusati di cospirazione e irreligiosità, si trasferì a Venezia. La libertà di stampa era garantita e stimolata in quanto l’arte tipografica era divenuta una discreta fonte di reddito. In qualche modo Venezia era un incubatore per gli editori
Aldo Manuzio
Teobaldo Manucci, Bassiano 1450 — Venezia 1515
Umanista formatosi a Roma, nel 1490 si stabilì a Venezia dove fondò il proprio laboratorio tipografico, quasi un circolo letterario. Egli non fu solo un tipografo ma un vero e proprio editore di numerosi volumi, tra questi ricordiamo una collana di volumi in formato ridotto, gli enchiridi, i primi libri tascabili. Per la sua grande capacità, il suo ingegno e la sua arte, nel 1502 ebbe il privilegio di ricevere la carica di stampatore ufficiale della Repubblica.
A lui dobbiamo la vittoria e quindi la diffusione dell’Antiqua sul Textura gotico, il carattere creato da Jenson ispirato alla scrittura umanista romana, definito il Tondo. Ma non è tutto perchè la più grande invenzione nella storia della tipografia fu quella di far progettare un tipo di carattere ispirato ai testi cancellereschi, su base della forma tonda. Il corsivo, conosciuto fuori dall’Italia come Italic. Passò alla storia anche il disegnatore e incisore del corsivo Francesco Griffo, bolognese.
IL CINQUECENTO
Claude Garamond, Parigi 1480–1561
Ispirato dal carattere disegnato da Jenson e rivisto da Griffo per Manuzio, progettò il Garamond sulla forma romana e sotto l’influenza di Geoffroy Tory, il quale fu un calligrafo ed editore, famoso per i suoi studi sulle corrispondenze tra le lettere e il corpo umano pubblicate nel suo trattato di estetica del 1529, Champ-fleury.
Il Garamond poco più avanti divenne il carattere romano standard e fu ricercato e imitato in tutta europa.
IL SEICENTO
Christoffel van Dyck
1605 Dexheim (Germania) – 1669 Amsterdam
Continua la ricerca tipografica in olanda dove Van Dyck divenne Famoso per aver disegnato il carattere Elzevir contribuendo alla notorietà della famiglia di stampatori Elzevir olandesi.
Philippe Grandjean, Parigi 1666 –1714
Nel 1692 in francia Re Luigi XIV ordina la progettazione di un carattere per uso esclusivo dell’Imprimerie Royale — Il Romain du roi.
È il primo carattere ad essere svincolato dalla calligrafia ed è antecedente ai caratteri moderni.
Era il risultato di un disegno razionale basato su un rettangolo suddiviso in 2304 piccoli quadrati.
IL SETTECENTO
William Caslon, Inghilterra 1692–1766
Probabilmente uno dei primi disegnatori di caratteri inglese, fino ad allora si fa uso di caratteri incisi in olanda. Caslon riuscì a portare l’inghilterra nella scena dei creatori di caratteri. I caratteri Caslon si diffusero particolarmente in America
John Baskerville, Luton 1706-1775
Come molti primissimi stampatori, Baskerville giunse al disegno grafico attraverso la calligrafia, di cui era docente alla Royal Society of Art. Fu un grande rinnovatore nell’arte tipografica sperimentando rilegature, inchiostri, carte e tecniche di stampa innovative.
Uno dei principali contributi di Baskerville alla stampa moderna è stata l’insistenza di produrre un bel libro per mezzo della pura e semplice tipografia. Questa idea, oggi luogo comune, era invece rivoluzionaria in tempi in cui il libro veniva giudicato in base alle opere degli artisti illustratori e incisori coinvolti nella progettazione.
Caslon e Baskerville rappresentano il ponte tra i caratteri aldini e i “moderni”, esercitarono una grande influenza nel concepire nuovi caratteri dovuta alla soddisfazione estetica delle loro lettere aggraziate e sempre leggibili in qualsiasi opera
Pierre-Simon Fournier, Parigi 1712–1768
I Fournier furono la famiglia di tipografi-editori più importanti del Settecento. Le edizioni prodotte si contraddistinguono per l’alto pregio della carta utilizzata e per l’estrema accuratezza nella revisione dei testi. Fournier fu il primo ad avviare gli studi per conto dell’imprimerie royale di una unità tipografica.
Giovanbattista Bodoni, Saluzzo 1740 – Roma 1813
La principale fonte d’ispirazione del solo grande artista grafico italiano del settecento.
Prima alla stamperia vaticana, poi tutta la vita nella stamperia Reale dei Duchi di Parma. Bodoni chiude l’era del libro artigianale in favore di uno stile pulito, leggibile e godibile alla lettura, senza orpelli inutili.
Il lascito di Bodoni è nel Manuale tipografico dove si possono ammirare centinaia di caratteri diversi e l’arte compositiva del tipografo, qui vengono conservate le caratteristiche e la bellezza del lavoro di Bodoni.
I Didot
Francoise Ambroise Didot, figlio di Firmin Didot (letterato, tipografo, incisore e fonditore di caratteri), inventò un sistema di misurazione dei caratteri mediante il punto tipografico Didot, che fu poi adottato in tutta Europa. La misurazione dei caratteri era stata fino ad allora a discrezione dell’incisore, mentre, a partire dal 1770, venne regolata secondo un’unità di misura precisa, basata su un’antica unità francese, per cui ogni punto corrisponde a 0,3759 mm. Disegna anche un suo carattere riconosciuto dalla regolarità del tratto e dal definitivo abbandono dei residui dello stile dei calligrafi. Nel 1798 i Didot toccano il momento più alto della loro produzione. La propria stamperia viene spostata nei locali del Louvre e il figlio di Francois, Firmin, viene nominato stampatore del Re all’Imprimerie Royale.
La loro fama continua ancora oggi.
Il torchio Stanhope
Per circa trecentocinquant’anni dopo l’invenzione di Gutenberg non era stato apportato alla tecnica della stampa alcun cambiamento. Il torchio continuava a stampare.
Nel 1795 apparve il primo torchio interamente in ghisa, mentre il più famoso di questi modelli, lo Stanhope, fu introdotto nel 1798. Con lo Stanhope si riuscirono a raggiungere tirature di circa 3000 fogli giornalieri, un abisso rispetto ai 300 dei tempi di Gutenberg.
C’è da dire che oltre 3 secoli prima il nostro Leonardo da Vinci aveva progettato una torchio simile che però non fu considerato una grande scoperta e restò solo un prototipo.
OTTOCENTO
La piano-Cilindrica
Una innovazione ancora più radicale fu quella apportata dal tedesco Friedrich Koenig, che andò oltre il concetto di torchio, e nel 1811 realizzò una macchina tipografica piano-cilindrica a vapore arrivando a 1100 copie l’ora. Ma la reale importanza di questa invenzione fu compresa soltanto quando fu adottata dal “Times” di Londra e modificata con 4 cilindri riuscendo a stampare 4000 copie l’ora.
Nell’ottocento gli stampatori ricorsero sempre più spesso al flano — cartone specifico per matrici che veniva pressato sulla forma tipografica — in modo da consentire la fusione di intere pagine di caratteri e ottenere delle stereo (copie identiche dell’originale). Di qui si otteneva un unico blocco fuso della pagina composta da caratteri o da clichès. Utilizzato sia per svincolare i caratteri utilizzati nella composizione sia per le rotative.
Se da un lato le invenzioni fino a quel periodo riguardavano l’incremento della velocità dello stampato, quella che era rimasto identico dai tempi di Gutenberg era il procedimento di incisione dei punzoni per ottenere i caratteri e la composizione di questi in pagine. Comporre una pagina era ancora un lavoro manuale altamente specializzato. Ogni carattere, spazio e interlinea veniva tirato fuori da una cassa manualmente e collocato in un compositoio. Ripetuta mille volte per ottenere l’impaginato.
La punzonatrice pantografica
La punzonatrice pantografica inventata da Linn Boyd Benton nel 1884 permetteva di meccanizzare il lavoro del punzonista cambiando i procedimenti per disegnare i caratteri, rendendo superfluo l’intervento artigianale. Incidendo caratteri sia in legno che in piombo.
La linotype
Grazie alla possibilità di generare velocemente i punzoni e quindi le matrici arrivò la Linotype, una macchina per la composizione meccanica delle pagine di stampa. Consiste in una tastiera, collegata a dei magazzini, ossia a delle cassette in cui vengono conservate le matrici delle lettere, dei segni e degli spazi, che vengono richiamati man mano che l’operaio linotipista batte i segni sulla tastiera. Le matrici si dispongono in linee di testo (da cui il nome linotype da line of type) che, una volta completate vengono automaticamente portate in prossimità del crogiuolo, di fronte a una forma dove viene immessa la lega metallica fusa. Questa si solidifica rapidamente, e viene inviata sul vantaggio, dove progressivamente si viene a formare la colonna della pagina da stampare. A questo punto le singole matrici tornano automaticamente nei loro magazzini. Punto di forza della Linotype è senza dubbio la rapidità di composizione, ma, essendo una macchina che compone una riga per volta, rende assai dispendiose le correzioni, infatti, per correggere un singolo errore c’è la necessità di riscrivere l’intera riga.
La monotype
Per ovviare anche a questo problema nasce la Monotype, un’altra invenzione americana il cui funzionamento era diverso. Il procedimento era simile ma il risultato finale somigliava più ad una composizione manuale in quanto il rigo ottenuto era composto da una serie di caratteri allineati, dando quindi la possibilità di intervenire per modificare una singola lettera.
Ad ogni modo per la stampa di qualità si continuò a preferire la composizione manuale.
La litografia
La litografia (dal greco lithos, pietra, e graphos, scrivo) nasce nel 1796 dall’inventore Alois Senefelder ed è l’antenata della stampa offset. Su di una pietra opportunamente levigata viene riprodotto il disegno speculare da stampare utilizzando una particolare matita, detta litografica, o degli inchiostri grassi; in questo modo, la pietra presenta due aree: una detta grafismo (il disegno) e l’altra detta contrografismo (la restante parte). Proprio per le sue proprietà idrofobe, la parte grassa attira l’inchiostro respingendo l’acqua, che si deposita quindi sul contrografismo. Quando la pietra così trattata viene posizionata nel torchio, attraverso la pressione esercitata su di essa riporta sul foglio di carta sottostante il disegno voluto.
Nel 1796 nasce la litografia dall’inventore Alois Senefelder
Nel 1875 nasce la stampa offset su stagno da parte di Robert Barclay .
Nel 1904, Ira Washington Rubel ha adattato il processo alla stampa su carta. Successivamente venne perfezionato soprattutto da tedeschi e inglesi.
NOVECENTO
William Morris e la Kelmscott press
Mentre il mondo della tipografia avanza verso l’epoca tecnologica moderna, William Morris attraverso la Kelmscott Press resta sordo alle lusinghe della nuova tecnologia e cerca di riportare in auge le passate glorie della stampa e della tipografia. Morris si ispirò agli stampatori veneziani del 400 rifiutando i caratteri moderni e nel’ultimo decennio della sua vita aveva ispirato il movimento delle Arts and Crafts per la grafica e le arti decorative. Produsse anche dei caratteri rifacendosi ai manoscritti del tardo medioevo
1900
- Frederic Goudy disegna il copperplate gothic.
- Morris Benton disegna per la American Type Foundry il News Gothic e il Franklin Gothic diventando entrambi caratteri molto diffusi tutt’ora.
- L’Eckmann di contro è una rielaborazione del gotico estramamente influenzata dall’Art nouveau.
- In questo periodo iniziano le produzioni della Wiener Werkstätte con i monogrammi di Moser
1910
- Attorno al 1910 alcuni movimenti d’avanguardia scardinarono e poi ricostruirono il concetto di rappresentazione artistica, avendo un impatto importante sulla tipografia. Filippo Tommaso Marinetti — esponente del futurismo italiano — sosteneva le parole in libertà quale mezzo per comunicare. Il suo libro Zang Tumb Tumb esprime al meglio la sua idea.
- Nello stesso periodo i futuristi russi pubblicavano pagine con diverse possibilità di lettura
- In Olanda nasce il De Stijl e Theo Van Doesburg disegna il suo personale carattere
- L’Underground di E. Johnston è il primo bastone che appartiene al XX Secolo.
1920
Si apre un nuovo decennio di attività sperimentale per la nuova tipografia
- Futura di Paul Renner — Gill, Perpetua di Eric Gill — Dufor di Cassandre
- Punto di riferimento per la nascita di una nuova tipografia fu il Bauhaus e le collaborazioni esterne ad esempio con El Lissickij (per Majakovskij)
- In italia quasi si attenua l’anarchia futurista con Fortunato Depero
1930
- Fine del Bauhaus e origini della Scuola Svizzera
- A Milano nasce lo Studio Boggeri, punto di riferimento della grafica italiana
- Stanley Morison disegna Il Times New Roman per Il TImes di Londra
1940
- In Europa la guerra arresta il diffondersi di nuove idee
- In america spiccano le personalità di Paul Rand e Bill Bernbach come art-director
- In Italia Max Huber avvia la collaborazione con lo Studio Boggeri
1950
I principi rivoluzionari degli anni venti sono ora accettati e accolti dalla Scuola Svizzera
- Josef muller brockmann considerato il padre della griglia svizzera. fu anche il fondatore della rivista Neue Grafik
- Max Meidinger crea L’Helvetica sulla base dell’Azkidenz Grotesk del 1896
- Hermann Zapf Optima
- Adrian Frutiger il Frutiger
1960
- Finisce il periodo della composizione a caldo mediante linotype e arriva la fotocomposizione o composizione a freddo. Fotocomposizione perché eseguita da un computer dedicato all’immissione dei testi e da una fotounità ad esso collegata. Il risultato di tale processo era una pellicola contenente l’impaginato che avrebbe impressionato una lastra da utilizzare nella stampa offset.
- Si sviluppa la pubblicità
1970
- Si moltiplicano le possibilità con l’esplosione della composizione elettronica
- Si forma L’International Typeface corporation a tutela dei disegnatori di caratteri e disponendo di un grande catalogo di font
- Tiffany — American Typewriter — Fritz quadrata
- Tra le innovazioni di questo periodo sicuramente l’Ikarus è il più importante.
Permetteva di convertire le immagini video in disegni al tratto, oppure i disegni su carta in informazioni digitalizzate. - Dopo vent’anni di scuola svizzera si affermò una nuova tendenza con Wolfgang Weigart: il New Wave. Egli voleva rompere le griglie noiose che imprigionavano le forme grafiche e tipografiche
1980
- Migliorano i sistemi informatici del Desktop publishing.
- Successo per Neville brody come art director
- Nasceva l’esigenza di un linguaggio comune per convertire i file del computer contenenti le informazioni sui caratteri un una forma utilizzabile dalle stampanti. Era necessario che gli elementi di diversa provenienza collegati in un sistema potessero comunicare tra loro.Nasce quindi il linguaggio PostScript della Adobe nel 1983. Il postscript utilizza un codice basato sulla descrizione delle coordinate della pagina e guida le stampanti punto per punto fino ad ottenere l’immagine.
1990 e oltre
- Just Van Rossum
- David Carson
- Tibor Kalman
- Philippe Apeloig